L'eco di questi venti puo` ancora essere percepita, riconosciuta, nel ruggire impetuoso del rumore radio di fondo. E questa eco le fa compagnia, la distrae dalla solitudine lacerante di quel lungo viaggio.
Aveva sempre cercato qualcosa a cui rivolgere la propria attenzione, a cui dedicare tutte le sue risorse; una specie di bozzolo protettivo, in cui avvolgersi per non impazzire durante tutti quei secoli di esplorazione. Nei primi tempi, quando ancora poteva ascoltare i deboli segnali dei suoi costruttori, erano stati quei tenui messaggi a distrarla. Un legame, sebbene effimero, col suo mondo natio. Poi il segnale era svanito, inghiottito e disperso nel caotico vociare delle sorgenti naturali. Quello era stato il periodo peggiore. Tutto cio` che le era rimasto erano i miliardi di gigabyte di dati che aveva accumulato prima della partenza. Chissa` se qualcuno dei suoi progettisti avrebbe immaginato che si sarebbe aggrappata a quei ricordi, una volta sola nello spazio...
Poi le cose migliorarono: man mano che guadagnava velocita` avvicinandosi al limite della luce, diminuiva il tempo soggettivo tra una stella e la successiva. Sistemi planetari di ogni genere si affollavano davanti ai sensori dei suoi apparecchi, trasformandosi in cascate di informazioni che si riversavano nella sua memoria. Penetrando sempre piu` a fondo nella galassia, la sonda passo` in mezzo a costellazioni sconosciute e meravigliose, sfreccio` attraverso nebulose estese centinaia di anni luce. Una volta fu lambita dalla vampa nucleare di una supernova. L'evento spettacolare fu registrato accuratamente, e ogni tanto ripescato dalla memoria e rivissuto.
Ma i mondi degni di tale nome scarseggiavano. Il suo obiettivo primario era scoprire e catalogare quanti piu` pianeti vitali riuscisse a trovare. Magari anche captare qualche segnale radio da uno di questi mondi. Molte volte aveva cercato di immaginare la propria reazione di fronte a una scoperta come questa. Cosa avrebbe provato? Eccitazione? Avrebbe esultato o avrebbe sentito solo un senso di soddisfazione di fronte al compimento piu` alto della sua missione? Forse tutte queste sensazioni assieme.
Qualche volta aveva fantasticato sul momento del primo contatto: improvviso; inaspettato; emozionante? Il segnale sarebbe scaturito debolissimo, quasi impercettibile. Ma continuo, ostinato. INTELLIGENTE. I circuiti ottici avrebbero avuto un fremito, nella corsa contro il tempo per orientare l'antenna principale: il passaggio nella bolla radio in espansione sarebbe stato fulmineo. Il paraboloide avrebbe scrutato con matematica risolutezza alla ricerca della fonte di quella voce lontana. Ma la sonda non si sarebbe fermata, ne' avrebbe rallentato. Bisognava proseguire con l'esplorazione: queste erano le direttive. Se la sorgente del segnale fosse stata individuata, la sonda avrebbe lanciato verso quel puntolino un messaggio. "Vi abbiamo udito! Non siete soli. Noi viviamo laggiu`..." avrebbe significato il messaggio. E forse un giorno le due civilta` si sarebbero incontrate.
Non aveva avuto molta fortuna. Nessun contatto. Pochissimi i mondi che ospitavano forme di vita; perlopiu` timidi tentativi di superare le semplici reazioni chimiche per entrare nell'avventura dell'evoluzione biologica. Aveva catalogato quelle poche oasi vitali nel deserto dello spazio con una rassegnazione crescente. La galassia era troppo caotica al suo interno e fin troppo stantia nei bracci periferici. Pareva sempre piu` miracolosa la nascita della civilta` che l'aveva costruita e lanciata fra le stelle.
Adesso, mentre l'inerzia la sospinge verso un'altra stella ancora, non prova alcun desiderio di tuffarsi in quel sistema planetario. Si sente un po' colpevole per questa mancanza d'entusiasmo: dopo tutto, una nana gialla di terza generazione potrebbe offrire buone opportunita` a un pianeta che si trovasse alla giusta distanza... Il suo sole sarebbe caldo e stabile, a differenza di quell'assurdo gruppetto di variabili che si era lasciata da poco alle spalle.
Scruta la sua prossima meta col telescopio a lungo raggio. Si`, c'e` una compagna oscura che orbita attorno alla stella, ma quel povero sole non nato e` abbastanza piccolo da non perturbare le orbite di altri pianeti. E poi sembra che di altri pianeti ce ne siano parecchi... quasi tutti belli ordinati sul piano dell'eclittica... Sente una tenue speranza rinascere.
Mentre si avvicina scopre un ostacolo davanti a se': c'e` un'oscura nube di protocomete, troppo densa per essere attraversata senza pericolo a quella velocita`. La scelta deve essere rapida: cambiare rotta e saltare quella stella, oppure perdere preziosa energia cinetica e parecchio tempo per dare un'occhiata laggiu`? Alla fine sceglie la seconda via, e comincia una dolorosa decelerazione.
Quando infine attraversa la nube, e` ancora abbastanza veloce da creare uno scompiglio fra quelle sonnacchiose palle di ghiaccio e roccia. Osserva dietro di se' gli effetti del proprio passaggio. Alcuni oggetti sono stati scagliati verso il sole e sarebbero diventati delle comete fiammeggianti, imprigionate per migliaia d'anni dalla gravita` dell'astro. Altri si sarebbero persi nell'oscurita` della notte.
Al di la` dell'ostacolo si apre il sistema planetario. La sonda traccia la rotta che la portera` a passare vicino a quanti piu` pianeti possibile.
Supera un primo gigante gassoso, tanto grosso quanto poco promettente, e punta verso un altro gigante, quello che non era riuscito ad accendere la reazione nucleare e a trasformarsi in stella. Assorbe i dati e sfrutta la gravita` di quel pianeta per dirigersi verso i piccoli mondi interni.
Uno in particolare colpisce la sua attenzione. E` azzurro, e ruota placidamente sul suo asse. La sonda e` ancora troppo lontana per coglierne i particolari, ma intuisce quasi la presenza di oceani, continenti, nubi... Tutto quanto era necessario... La speranza si tramuta pian piano in certezza.
La sonda punta verso quel pianeta e protende tutti i suoi sensori. C'e` forse troppo ossigeno nell'atmosfera, ma sa per esperienza che anche cosi` puo` evolversi la vita. Gli altri elementi sono in giusta proporzione, anche se con tutto quell'ossigeno i cicli vitali saranno molto accelerati... E poi la conferma. Assoluta, definitiva: clorofilla. I rilevatori gridano la loro scoperta al centro di elaborazione, in un accavallarsi frenetico di impulsi; la condizione piu` simile all'eccitazione degli organismi naturali. E dando eccessiva priorita` ai sensori puntati verso il pianeta azzurro, la sonda commette cio` che e` piu` simile a uno sbaglio per distrazione. Non si accorge in tempo di una nuvola di pietrisco sulla sua strada.
Troppo tardi per una deviazione di rotta. Ritrae fulmineamente tutti i sensori e da` massima energia ai deflettori. Nel disperato tentativo di salvare la cosa piu` preziosa, tutte le informazioni accumulate nel lungo viaggio, ruota su se stessa per usare le parti meccaniche come uno scudo. Piomba nella nuvola e viene bersagliata dai frammenti di roccia. I meccanismi di protezione fanno del loro meglio, ma la struttura della sonda subisce colpi micidiali. Il primo ad andarsene e` il paraboloide, strappato via dal telaio in un istante. Poi tocca ai serbatoi d'idrogeno, squarciati da una tempesta di sassolini. Il prezioso elemento si disperde dietro la sonda formando una scia lunga migliaia di chilometri. Uno schianto, e i delicati motori si frantumano in un'esplosione di coriandoli metallici.
Priva di ogni controllo la sonda precipita verso il globo azzurro. Una caduta lunga settimane, ma inevitabile.
Guarda dietro di se', e osserva impotente la scia di gas e frammenti che erano stati parte di essa. Il vento solare lentamente li accende trasformandoli in una coda sfolgorante.
Davanti, il pianeta s'avvicina sempre piu`, meraviglioso e letale. Le nuvole si aggregano in mutevoli schemi bianco-azzurri. Sembrano vortici casuali, ma poi ne intuisce la dinamica, e la registra. I giorni e le notti si alternano; nessuna luce artificiale compare sui continenti. Una luna fa capolino oltre il disco del pianeta. La sonda raccoglie tutte queste informazioni, aggrappandosi a questa attivita` con tutte le sue forze, per l'ultima volta. Ha paura.
Quando ormai e` vicinissima, e il mondo occupa tutto il suo campo visivo, osserva sulla superficie grandi foreste, laghi, praterie, deserti, fiumi... e vede piccole citta`. Poco piu` che villaggi, ancora. Campi coltivati. E gente. Tanta gente. Popoli diversi da regione a regione. Razze... Culture...
Non puo` piu` inviare nessun messaggio, ne' qualcuno laggiu` potrebbe per molto tempo ancora riceverne, ma cio` non ha piu` importanza. Negli ultimi minuti, prima di sfrecciare incandescente nell'atmosfera, conosce la felicita`.
Si narra che nell'anno zero dell'Era Cristiana una meravigliosa cometa fiammeggio` per notti e notti nel firmamento invernale. In quei tempi molte persone interpretavano questi fenomeni come lugubri presagi. Alcuni, invece, videro in essa un segno.
Matteo Rossi