DUST

Il riflesso delle luci della strada ammiccava a due scuri occhi che osservavano le veloci vetture scorrere in quella grande arteria d'asfalto.
Era abbastanza in alto, pensò, il trentaseiesimo piano non era certo uno dei più alti piani dell'edificio, ma era sicuramente abbastanza elevato...
Pensò all'ironia di quell'istante, cosa avrebbe pensato un osservatore occasionale a riguardo. Si sarebbe sicuramente messo a ridere, di fronte ad un uomo che osservava stancamente fuori dalla vetrata del suo salotto cercando una buona ragione per uscire. Ma soprattutto avrebbe sicuramente mal interpretato il fatto che lui indossasse solo un paio di ruvidi slip di cotone.
Si voltò verso il suo appartamento, era totalmente buio, esclusa la rossa brace simile a quella di una sigaretta che indicava la piccola ma potente lampada di emergenza.
No, decise, non aveva alcuna buona ragione per vestirsi ed uscire, la pioggia che lo aveva infradiciato quel pomeriggio aveva portato con sé, scivolando lungo il suo impermeabile, tutti i suoi sentimenti.
Aveva inaridito il suo cuore, ma almeno aveva portato con sè quella antica e dolorosa polvere che lo ricopriva.
Un lampo arancione esplose nella sua testa, e lo accecò, al pari di un esplosione di una supernova. Ricordò ogni cosa, ricordò la sua mattinata, ricordò e ricordò ancora...
Il suo videophone aveva trillato con il solito fastidioso cicalino, mentre la nebbia elettronica del monitor mostrava una faccia oramai troppo conosciuta.
--- Patrick, sei in casa? --- chiese una voce atona, distratta e scialba. Lui premette il pulsante di trasmissione e rispose allo stesso modo, con un sì, insipido quanto la brioche che aveva scaldato quella mattina.
--- Il volo è prenotato, tutto a posto, ci troviamo al terminal, alle undici, stasera, puntuale... --- Lui annuì stancamente.
--- Qualcosa che non va? --- chiese lei.
--- Lavoro. --- liquidò Patrick. Lei gli offrì un caldo sorriso, uno dei pochi che serbava solo per lui, uno dei pochi che si potevano ancora osservare sulle facce inespressive della gente che abitava quell'immensa megalopoli-giungla.
--- Domani saremo in vacanza, non preoccuparti troppo, mi raccomando. --- Lui annuì, tentato dalla risata stizzosa che represse nella sua gola. Magari potesse permettersi di dimenticare il suo maledetto lavoro.
Cyndra era convinta che lui facesse l'impiegato in una ditta di Import-Export, non sapeva che la sua copertura era puzzolente e maleodorante quanto il suo vero lavoro, la sua vera maniera di fare tanti soldi e rapidamente.
Pat De Mottera uno spacciatore di beta-endorfine, e non gli piaceva affatto il suo lavoro...
Afferrò il suo deck automatizzato di sintetizzazione della sostanza ed afferrò un lucente tubo di Pyroflex, avvicinandolo alla sua spalla.
Avvertì il freddo contatto con i tre centimetri di ago sotile e silenzioso, mentre questo affondava nel suo collo, come un coltello caldo nel burro.
Vide che l'adrenalina scorreva nel vitreo tubicino, andando ad incanalarsi direttamente nelle sue membra.
Avvicinò il suo indice ad un foro con una freccia rossa che recava scritta una rapida ed efficace didascalia d'avvertimento. ``Alto voltaggio''.
Fu scosso da una scarica elettrica sufficiente per indurre il suo cervello a produrre quella infima sostanza.
Rispetto alla morfina, raffinata artificialmente, le beta-endorfine arrivavano ad una potenza cinque volte superiore, se non di più. Una raffinata e costosa droga che poteva servire solo a tossicodipendenti terminali ed abbastanza ricchi per potersela procurare.
La sua mente ululò, mentre una seconda scarica lo scuoteva, facendo rantolare i suoi muscoli, scuotendo ogni suo tendine, facendogli rizzare i capelli.
Ecco qual era il problema dei fornitori, se non ne ottenevano abbastanza da soddisfare il cliente, dovevano procurarsela nel più breve tempo possibile. E quello era l'unico, infimo, doloroso, raccapricciante e fottutamente merdoso modo.
Calde lacrime bagnarono il suo volto, mentre il suo corpo si copriva di una fredda, umida e viscida pellicola di sudore. La sua gola represse un urlo, che arrivò alla bocca sotto forma di rantolo. Fu tentato di staccare quel maledetto ago, e di rotolarsi a terra, in preda al panico, ma gli mancavano solo due schifosi centilitri, solo un paio di minuti di agonia, solo...
Il suo cervello decise di tagliare il putrido cordone ombelicale che lo legava alla realtà, alla terza scossa. Gli occhi vedevano senza vedere, le orecchie sentivano senza sentire, e la sua testa ronzava presa d'assalto da uno sciame di impazziti mosconi immaginari. Un unico commento sorgeva come un relitto dal mare di follia che attanagliava la sua mente. ``MERDA!!!''
Quello stillicidio si concluse, mentre Patrick cadeva a terra, e si beava del freddo e ristoratore contatto con il suo sudicio e metallico pavimento.
Una mano vagò cercando il trasparente tubo che poteva terminare oppure acuire la sua sofferenza, e tentennando lo strappò dal collo. Il dito indice destro sgusciò celermente fuori dal nero buco in cui era infilato, livido ed emaciato. Barcollò verso la cucina ed aprì il rubinetto del lavello.
Il gelido contatto con l'acqua fece esplodere nuovamente in lui il dolore, che come un insano fulmine saettava dal suo braccio destro fino alla sua mente. Si versò un bicchiere di liquore, osservando nuovamente la notte che scorreva lenta sulla città.
Aveva già versato l'intero importo della consegna sul conto che la sua donna aveva in quell'isolotto dove sarebbero arrivati il giorno dopo. Il bicchiere vibrò e cadde sul pavimento. Poco dopo lo seguì il flagellato possessore.
``No!'' gridò alla notte, ma la bocca non si mosse. Era quasi fatta, maledizione, quella era l'ultima consegna, al diavolo, poteva andarsene dalla città, dai suoi incubi e da tutto... Ed ora quello... No, non era giusto, non era maledettamente giusto, era una troia quella vita, era...
Il sole bruciava la sua pelle, ed una soave musica lo destò.
Era disteso su di una bianca e morbida rena, accanto aveva un asciugamano, e lei gli stava porgendo una lattina. Fece per prenderla, ma la sua mano non si mosse, lanciò un divertito sguardo all'arto che non rispettava la volontà del suo padrone, sfottendolo.
Ma tutto divenne buio. Si trovò ad osservare il muto soffitto del suo appartamento, solcato dalle luci intermittenti di una città ormai morta, anche se brulicante di vita. Ma quella dannata vita, che assomigliava tanto ad una cicca già masticata...
I suoi occhi si chiusero con quell'ultimo pensiero...
Tum-ta tum-ta tum-ta tum-ta... Alle undici all'aeroporto...
TUM-ta... No, non poteva, doveva alzarsi, doveva andare da lei, doveva fuggire...
tum... Non poteva finire tutto così, dannazione! La sua lingua sbattè un ultima volta sul palato, e sentì il polveroso gusto della morte che stava sopraggiungendo... NO!
tum-ta... tum-ta... tum... ta... t...

Dario Rota