Ogni giorno ti aspetto senza sosta. Dall'ultimo attimo in cui siamo uno di
fronte all' altro inizia una lunga e ansiosa attesa, l'attesa della tua mano,
che tenera e sicura passa su di me e mi ricorda di esistere. Ma in fondo
l'attenderti e' dolce, come un leopardiano "sabato del villaggio", in un
piacere, cioe', consistente nel futuro, nell'illusione, nell'attesa del bene e
non nella sua reale presenza. E nell' attenderti conto le ore, i minuti, i
secondi. Ma esteriormente nulla di me dimostra questa attesa ed il terrore
imminente provocato dalla tua assenza. Sono li', impassibile ed immobile
(potessi muovermi!) in un angolo. In quei momenti sono come un voyeur,
consapevole pero' del nostro imminente incontro. Ma la paura di non vederti
piu', di non sentire su di me le tue attenzioni fa della mia esistenza un
lungo calvario. E di quelle attenzioni ho bisogno. Di quelle maliziose
curiosita', delle tue impertinenti domande e della tua inesauribile voglia di
conoscermi, di scavare in me fino al piu' piccolo ed incoffessato segreto. Mi
cerchi. E con me cerchi l' illusione, cerchi la fantasia che ti manca e il
potere che non hai mai avuto. In me puoi trovare prati infiniti, cieli
azzurri, cieli rosa, verdi, gialli... con me puoi ingannarti e puoi capire e
soprattutto puoi dimenticare fuori tutto il mondo e la sua follia. Ed e' vero
che sono come tanti altri, nulla di piu', se non fosse per cio' che tu ogni
giorno mi insegni e per la tua voglia di fare che sempre mi comunichi. Il
mondo esterno, intendo fuori di me, sei ormai solo tu: non esistono altre
persone, non esistono altri significati, non trovo (e non cerco) altri
interessi. Anche se non lo hai capito, o meglio, non lo hai mai apprezzato io
dipendo esclusivamente da te. Io ormai sono tuo, privo di una reale autonomia
e di una vera liberta'. Ma quando siamo insieme e non posso, e non voglio,
pensare ad altro in fondo anche tu mi appartieni e spesso con sforzo riesci a
separarti da me. L' unico cruccio e' per il tuo mutevole comportamento: a
volte cosi' appassionato e pieno d' ardore ed a volte distaccato e freddo,
quasi annoiato. E di questo non ti posso aiutare. Non posso capire. Di questo
con me non parli mai. Ma vorrei potere raggiungerti ovunque ti trovi,
esplodere il mio entusiasmo, la mia infinita voglia di te, la mie "analogiche"
emozioni ed invece resto li', digitale ed immoto nella estenuante attesa
della pressione di quel tasto "POWER". Poi a volte, mi accendi. Ed io, tuo
asessuato compagno, non posso dirti dolci parole e confessare finalmente la
mia romantica utopia, ma posso sempre e solo dirti un freddo: "C:\>"!