Saiberpank

Il cielo sopra il porto aveva il colore della televisione sintonizzata su Rete 4.
Un giovane dalla mascella larga si avvicino' alla bionda che stava da circa dieci minuti alla fermata dell'aero-taxi. Lui indossava un completo scuro di nylon, lei dei leggerissimi pantaloni di cellophane e una t-shirt. Si dissero qualcosa, poi la ragazza sfodero' un bianchissimo sorriso, incorniciato dal rosso bollente delle labbra. Dalla finestra della sua stanza, Maze riusciva a distinguere i perfetti lineamenti di quella sventola giu' in strada, a otto piani da lui. I due ologrammi si abbracciarono, cominciarono a baciarsi, a contorcersi. Che amore folle...
Quelle mielose situazioni da telenovela cominciavano a dargli la nausea. Da quando era giunto a Blip City, per le strade non aveva visto altro: scene che avrebbero ucciso un diabetico, venivano sparate fuori dagli oloproiettori ad ogni angolo di strada, e Maze avrebbe dato la sua aorta per poter prendere a calci quei maledettissimi manichini eterei. Veneri da capogiro con tette impalpabili, maschi aitanti e schifosamente belli venivano generati da microchip sadici, nascosti chissa' dove nel labirinto hi-tech della City.
Disgustato, Maze volse lo sguardo piu' lontano, verso la costa dove, trasportate dal vento, le onde della baia lambivano la spiaggia. La accarezzavano vigorosamente e, ritraendosi, lasciavano il loro biglietto da visita: un mare di schiuma gialla e marrone decorata da tanta bianchissima plastica. Inizio' a bruciargli lo stomaco e allora tese la mano contro la parete, sfiorandone un punto con le dita. I vetri della finestra cominciarono ad oscurarsi ed in pochi secondi la camera del motel fu avvolta dalle tenebre. L'uomo ordino' al neon azzurro di accendersi... Un'atmosfera completamente diversa, decisamente.
La lingua di Maze scivolo' sul lato del dente del giudizio sinistro, al fianco della guancia. I chirurghi avevano scelto una posizione davero scomoda che lo costringeva ogni volta a delle smorfie inadeguate, ma quello era il modo piu' sicuro per ridurre le possibilita' che il cibo andasse ad accendere il pannello di controllo della modalita' One Man Bar. Frugo' attentamente con la punta della lingua e fece scivolare il micro-interruttore collocato nella sua bocca. L'amichevole interfaccia grafica a pulsanti, per la selezione delle bevande, apparve davanti al suo occhio destro, alla distanza di cinquanta centimetri. La messa a fuoco fu immediata. Maze scorse con lo sguardo le scritte verdi che il biochip nel cranio disegnava sulla lente innestata del suo monocolo a specchio. La pupilla si fermo' sulla voce "Coffee". Maze attese un attimo, poi strinse la palpebra sinistra e la procedura di rilevamento della posizione della retina si attivo'.
Una modesta dose di caffeina gli entro' in circolo nel sangue e, attraverso i micropori nel palato, il sapore del caffe' come quello del Bar si diffuse all'interno della bocca. Soddisfatto, Maze infilo' di nuovo il muscolo tra il dente e la guancia e il piccolo monitor a cristalli liquidi torno' ad essere un normale monocolo a specchio.

Maze aveva perso il globo oculare destro due anni prima, durante una visita all'Hi-Tech Funny Palace. Si era messo a sbirciare, dal monitor esterno, una partita a Virtual Nightmare. Il giocatore, catturato dalle terrificanti proiezioni tridimensionali dei visori LCD che gli stavano fagocitando il cervello, comincio' ad agitarsi come un ossesso e inavvertitamente scaravento' il dito indice del Data Glove dritto nell'occhio di Maze.
Fortunatamente a quel tempo il cowboy lavorava per H. Tybe, un tizio molto potente della malavita organizzata, che non bado' a spese pur di proteggere il suo "faccendiere", la sua slot-machine personale. E cosi' Maze fu spedito nella clinica piu' costosa di Tokyo, dove la microchirurgia lo fece tornare come nuovo e le avanzate tecnologie gli permisero qualche optional in piu'. Divenne un Tecnobastardo, come i puristi del corpo chiamavano all'inizio quelli come lui, esempio vivente di una perfetta ma da molti ancora disprezzata simbiosi tra natura e tecnica.

Terminato l'effetto delle microcapsule al caffe', Maze ciondolo' fino alla consolle e si lascio' cadere sulla Sedia Antica, l'ultimo prodotto messo in commercio dalla storica ErgoTecnica, prima del fallimento. Si trattava di un comodo trono di metallo, dipinto in legno e cosparso di cellule fotoelettriche, che rilevava ogni movimento del sedere dell'utente, producendo dei sinistri scricchiolii attraverso le casse nello schienale. Maze si accomodo' e, gettando un'occhiata alla tastiera, si frego' le mani; la sedia se ne accorse. Con un gesto rapido accese l'interruttore. Delle vibrazioni quasi impercettibili iniziarono a diffondersi per la stanza. Maze riusciva quasi a sentire la corrente che viaggiava nel suo hardware, il suono dell'energia assorbita dai velocissimi chip della Travel Board era musica elettrica proiettata dal suo cervello. Con un lieve sorriso sulle labbra oscuro' il monitor, pensando con soddisfazione che ormai lo stava utilizzando sempre meno (il monitor).

L'operazione offertagli da Mr. Tybe l'aveva reso in grado di collegarsi alla sua consolle, bypassando il monitor. Gli era stata innestata nel sistema nervoso una coppia di biochip in versione ancora prototipale, C3PO e C3PO-2, e adesso, tramite un potentissimo algoritmo di decodifica, il suo cervello riusciva ad interpretare direttamente gli impulsi elettrici e a ricostruire istantaneamente qualsiasi informazione viaggiasse per le porte del suo computer. Maze portava dentro di se un'interfaccia uomo-macchina meravigliosa, per un navigatore del ciberspazio quale era lui, e finalmente le fantasie dei vecchi romanzi di Gibson erano diventate reali. Ebbe modo di sperimentare per la prima volta quei chip, proprio grazie ad una missione affidatagli dal suo capo: penetrare il sistema di sicurezza della Kipaut Corporation per rubare informazioni segretissime relative ai progetti di nuove macchine per cucire. Maze era eccitato al solo pensiero dell'imminente penetrazione. Era la prima volta che gli veniva affidato un compito cosi importante e pericoloso. Sapeva di rischiare la sua sanita psichica, sapeva che era molto difficile aprirsi un varco in un programma complesso come quello ma sapeva soprattutto che la maggiore difficolta stava poi nel riuscire a fuggire dal software fortezza della corporazione. Tuttavia non immaginava che non c'era alcun motivo di cui preoccuparsi, poiche S.AN.D.R.A. (Software ANti-intrusion Developped by Rocco & Amelia) non gli avrebbe permesso neanche di avvicinarsi.
In quel suo primo vero viaggio nel ciberspazio, Maze si dimostro' alquanto ingenuo e, giunto a pochi quadranti dai poliedri iridescenti della Kipaut Corp., S.AN.D.R.A si presento' a lui gentilmente, offrendogli l'accesso libero, qualora il cowboy fosse riuscito a calcolare il determinante della infinita Matrice di dati. Maze, che da giovane aveva condotto studi scientifici, si senti' attratto dalla sfida e comincio' a smanettare sulla tastiera, cercando di risolvere il problema impossibile.
S.AN.D.R.A. ebbe cosi' tutto il tempo necessario per poter tracciare l'incursore e spedirgli a casa uno sciame di Techno-Cop.
La polizia lo trovo' seduto al tavolino di plexiglass, con gli occhi spalancati e fissi nel vuoto, mentre recitava ad alta voce la regola di Kramer, saltellando sulla poltroncina. Da lui risalirono a Mr. Tybe che fu arrestato e spedito a deossidare i chip usati, mentre a Maze venne riconosciuta l'infermita' mentale.
Il Primo Ospedale per il Recupero dei Cowboy Ammaliati da S.AN.D.R.A. (P.O.R.C.A. S.AN.D.R.A.) lo tenne in cura per un anno e mezzo.

Adesso Maze aveva abbandonato l'attivita' illegale di predatore di informazioni ed era tornato a bighellonare per il ciberspazio solo per il piacere di farlo. Il senso di liberta' che gli infondevano i suoi viaggi attraverso le luminose vallate reticolari della Matrice, non aveva termine di paragone. Era la vera vita.
L'uomo afferro' un cavo dalla consolle e ne infilo' il jack in una fessura collocata sopra la sua fronte. In un attimo la realta' cambio'. Le immagini del monitor spento, della tastiera di fronte a lui, della luce azzurra al neon, sparirono dalla sua mente, spazzate via dall'immensa griglia pulsante. Non erano piu' i suoi occhi a vedere, ma i biochip C3PO e C3PO-2. Comincio' a correre incontro ai lontani bagliori luminosi provenienti dalle grosse banche dati pubbliche della City e quando le raggiunse, gli si presento' per l'ennesima volta lo spettacolo sorprendente delle miriadi di costruzioni digitali dai colori folli e indescrivibili; un posto al cui confronto Tokyo di notte pareva un albero di Natale spento. Navigo' a lungo in quella parte della Rete, luogo di ritrovo di cavalieri solitari come lui, alla ricerca di qualche dato sinceramente amico. Passo' un'oretta nei files del Blip City Music Store e fece una capatina nel Data Base del cimitero, tanto per tirarsi un po' su il morale.
Quando decise di far rientro dalla Matrice, lungo la strada incrocio' Collie, una cibernavigante dai dati attraenti che aveva scelto di recarsi fin li', per fare una partita ad un videogioco installato sul suo computer domestico: forse il semplice bisogno di cambiare aria, oppure la voglia di fare qualche conoscenza interessante. I bit di Maze cominciarono a sudare e a perdere bava, desiderosi di infilarsi tra i dati di Collie. La mente dell'uomo recupero' in un attimo le informazioni accumulate durante le ore trascorse ad osservare dalla finestra del motel. Fu questione di pochi secondi e le sue dita, veloci come il vento, riscrissero una parte del suo codice. Si ridisegno' un fisico invidiabile e la mascella digitale gli crebbe in modo spropositato. Il codice di Collie se ne stava seduto su un quadrante e, abbandonato il suo passatempo, aveva osservato divertito la metamorfosi che era occorsa.
Non furono necessarie le parole. I due esseri digitali si avvinghiarono, mescolando i loro dati in un vortice di punti rosa e azzurri. L'esperienza fu bellissima per entrambi e, al termine, decisero che si sarebbero dovuti incontrare ancora una volta, ma in carne ed ossa (e chip). Il giorno seguente, alle tre del pomeriggio, Collie era da lui. Era entrata dalla porta.
Si guardarono compiaciuti. Lei aveva un corpo stupendo, avvolto da una tuta di cotone aderentissima. Maze penso' che era cento volte meglio dal vivo che codificata... Balbetto' se poteva offrirle qualcosa (un pretesto, senz'altro) e la ragazza rispose che avrebbe gradito volentieri una Tech-A-Cola. Lui storse il mento, strizzo' l'occhio sinistro e le si getto' contro, stringendola a se' ed infilandole in bocca la lingua aromatizzata.
Ebbene, i due fecero cose che sinceramente mi imbarazza un po' raccontare e quindi vorrei terminare qui la mia storia, ma se durante le vostre passeggiate nel ciberspazio decideste di chiedere in giro, forse riuscirete ad incontrare qualcuno con meno pudore, che sia disposto a narrarvi come sia andato a finire quel caldissimo pomeriggio nel motel di Blip City.
Thanx, W. Gibson ...

di Paolo Di Tonno
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