Sciopero
La fabbrica era immersa in un silenzio irreale. Le presse, i laminatoi, i
nastri trasportatori, i reparti verniciatura e i capannoni di asseblaggio erano
deserti e silenziosi. Erano anni che la fabbrica non si fermava, mai. 24 ore su
24, festivi compresi da piu' di tre secoli aveva continuato a sfornare
automobili ininterrottamente. Anche la manutenzione veniva effettuata con i
macchinari in movimento: erano stati progettati apposta per questo.
Ma oggi la fabbrica sembrava morta. In uno dei nuovi capannoni 3000 lavoratori
erano riuniti in assemblea con il Capo del Reparto Personale.
- Mi dispiace ragazzi - stava dicendo proprio in questo momento - ho ricevuto
istruzioni precise dal Computer Dirigenziale, le cose vanno male per il settore
Auto. Devo mandare a casa mille di voi. Non piace neanche a me! Voi lo sapete,
anch'io ho cominciato come voi, sono entrato qui la prima volta giu' in
verniciatura - e sapete tutti che schifo di lavoro sia - poi a poco a poco ho
fatto un bel po' di strada; ma sono sempre un lavoratore come voi!
- Gia', solo che adesso e' noi che licenziano, non te!
- Mille di noi!
- E senza una ragione... Le voci isolate si cominciarono a trasformare in un
vociare indistinguibile e rimbombante.
- Per favore - urlo' qualcuno in un megafono - fate silenzio, se parliamo tutti
insieme non si capisce nulla!
- Vogliamo un rappresentante - replico' allora qualcuno.
- Si' un "Rappresentante Sindacale" - aggiunse qualcun altro.
- "Rappresentante Sindacale"? - il Capo Reparto guardo' sorpeso verso l'ultima
voce - sono piu' di tre secoli che non esistono i sindacati: non servivano a
niente!
- Forse non servivano a niente allora - chi aveva parlato era uno degli ultimi
assunti al reparto magazzino - ma adesso ci servono: non potete licenziare
mille lavoratori senza aver prima sentito il nostro rappresentante sindacale! -
e pronuncio' le ultime due parole in maiuscolo e tra virgolette.
- E chi sarebbe il vostro rappresentante, se ne avete uno?
- Non lo abbiamo, ma possiamo nominarlo subito...
- No, - il capo reparto scosse la testa - non c'e' tempo: fra mezz'ora devo
tornare in Direzione e consegnare la lista di quelli di voi che sono
licenziati. E bisogna decidere in fretta chi va e chi resta. Non mi piace
farlo, ma questo mi e' stato chiesto di fare e questo e' quello che faro'.
- Senza ascoltarci?
- Vi sto ascoltando da un'ora, e fino ad esso non avete detto niente di nuovo;
tranne questa balla del sindacalista! Allora, se non avete obiezioni si
comincia a mandar via i piu' anziani o, se preferite, potete estrarre a sorte
mille numeri di tessera aziendale. Per me e' lo stesso basta che abbia quella
lista fra trenta minuti.
La cacofonia riprese e questa volta la voce al megafono impiego' piu' del
solito per riportare la calma.
- Io sono l'ultimo arrivato, - disse una voce profonda dalle prime file quando
la calma si fu ristabilita - quindi l'idea di mandar via gli anziani mi farebbe
comodo, ma prima vorrei dire due parole a tutti.
Io lavoro giu' al reparto merci e da una settimana a questa parte ho visto
arrivare cento casse della Automat Spa. Sono gli ultimi modelli di robot, la
Automat dice che ognuno di quelli e' in grado di svolgere il lavoro di dieci di
noi. Adesso ci dicono che mille di noi sono licenziati. Io non ho un livello di
istruzione superiore, ma cento per dieci lo so fare, e se oggi ne mandano via
mille prima o poi arriveranno altre casse... e alla fine tocchera' anche a me!
Se e' vero che l'azienda e' in crisi, che non si vendono piu' automobili, che
il mercato non tira, allora perche' hanno speso tanti soldi per quei cento
robot? Noi lavoriamo sodo, qualcuno di noi fa anche diciotto ore di seguito,
senza alzare la testa dal nastro! La recessione e' una balla; la verita' e' che
il cervellone ha deciso di sostituirci tutti. Ma non puo' farlo tutto in una
volta perche' qualcuno deve istruire i nuovi robot, qualcuno che ha lavorato
qui e conosce la fabbrica. Ecco perche' ne mandano via solo mille dicendo che
c'e' un calo di vendite! Non e' vero! I magazzini sono quasi vuoti, i piazzali
deserti tutto quello che produciamo viene venduto. Ci stanno semplicemente
facendo fuori, non hanno piu' bisogno di noi e ci danno il benservito senza
tanti complimenti!
Tra i lavoratori riuniti nel capannone si diffuse un fremito di rabbia; non si
puo' togliere il lavoro a qualcuno solo perche' adesso e' stato superato da una
nuova tecnologia, molti di loro avevano dato tutto alla fabbrica, tutta la loro
esistenza, come ad una grande famiglia. E ora? No, non si puo'! Non e'
accettabile una soluzione del genere!
Cosi', piano piano, dalle ultime file, si comincio' a levare una tenue
cantilena. E man mano che altre voci si aggiungono, la cantilena prese forza e,
nonostante il riverbero del capannone, a poco a poco le parole diventarono
sempre piu' intellegibili...
Scio-pe-ro, scio-pe-ro, scio-pe-ro, scio-pe-ro...
E uno dopo l'altro i vecchi robot modello H22/a uscirono dal capannone e
cominciarono a marciare verso la sede direzionale, e via via che il corteo
sfilava altri robot si aggiunsero a loro, prima dagli altri reparti, poi dalle
fabbriche vicine sinche', quando infine arrivarono sotto la sede del computer
centrale si contavano gia' a migliaia. E tutti insieme parteciparono a quello
che, per sempre, verra' ricordato come il primo sciopero dell'era dei robot.
fine
(dedicato al papa' della Tiotimolina Risublimata)
10/05/93
Valter Di Dio (mc0008)