Non avrei mai creduto che un giorno avessi mai avuto una storia da raccontare, ma spero che i posteri perdoneranno questo sfogo. Venne a trovarmi nel mio ufficio. Era bella, alta bionda. Aveva un problema sul suo computer casalingo. Ora anch'io avevo un problema, in ufficio: era seduta dinanzi a me, tenendo le gambe accavallate. Problemi di memoria forse ? Il computer della Biona non si accendeva. Mi informai subito se dall' altoparlante uscissero per caso fischi, e quanti. No, solo un ronzio. Anche il mio stomaco comincio' a ronzare. Facendo finta di pensare costringevo lo sguardo a rimbalzare tra i suoi occhi chiari, le sue gambe ed il ritratto di Steve Jobs che tenevo in una cornicetta d'argento sulla scrivania. Accettai l'incarico naturalmente: sarei dovuto andare a casa sua, quella sera stessa dopo l' orario di ufficio, ovviamente. Vederla andare via, ancheggiando, fu uno spettacolo. Telefonai al mio pusher. Gli alimentatori erano stati sdoganati da poco. Non volevo rischiare... poteva essere colpa dello switching andato in protezione... oppure la mother board. Mi sono scordato di chiederle che processore avesse... Mi era passato per la mente. Colpa delle gambe accavallate. Per andare sul sicuro preparo un bel 686. No, meglio il 786 con 640 Giga incorporati. Ed una seriale: non fa mai male. In una tasca porto sempre un altoparlantino, due cacciaviti e tutto il necessario per la notte. Telefonai alla societa' con cui avevo un contratto di assistenza. Dovevo farmi sentire, per contratto, tutte le sere prima di uscire. Un brutto trip questa volta... uno degli ultimi 886 che avevano comprato era sotto choc. Di nuovo una crisi esistenziale. A causa del solito baco di una routine cartesiana dell'ultima versione di Pascal, la cpu, una volta presa coscienza della sua esistenza, riteneva di essere una stampante. Non accettava altri input che un foglio di carta nel lettore di CD ROM. Un brutto caso. Rassicurai l'EDP manager che sarei intervenuto il giorno dopo. Gli suggerii comunque di inserire esclusivamente fogli di carta velina per evitare di rovinare il motore. Sbattei giu' la cornetta. Diavolo! Dovevo comunque risolvere il caso del ronzio della Bionda. Inforcai, una volta sceso in strada, la moto giapponese con le testine parcheggiate contro mano. Accelerai con una sgassata rumorosa che quasi mi face cadere la tastiera che sostenevo sotto l'ascella sinistra. Il vento e lo smog carezzavano i miei capelli impregnandoli di idrocarburi, aromatici per fortuna. Il mouse che tengo sempre legato al parafango posteriore iniziava a sfrigolare per l' attrito sull'asfalto. Una curva in derapata fece si' che lo mandassi ad attorcigliarsi ad un lampione. Squitti' di dolore. Non m' importava... La Bionda mi stava aspettando. Giunsi a destinazione su di una ruota sola con il tasto del turbo premuto. Ero ormai senza wait state. La voce digitalizzata dal citofono SCSI proruppe nel silenzio della notte, interrotto solo da una dozzina di antifurti gracchianti. - Sono il tecnico! - Urlai. Il tasto funzione sull'uscio chiamo' una macro di controllo di presenza sullo zerbino: - Din don! - La Bionda era generosamente offerta alla mia vista in tutta la sua presenza. Il coprocessore mi entro' in funzione. 90 60 90... calcolai (secondo le curve di Bezier, Lissejeux e Tartaglia), il calcolabile. Aree, volumi con e senza virgola fluttuante secondo geometrie della retta e del piano, euclidee e non. Mi sorrise, con tutti i suoi denti bianchi, ed erano tanti. Una musica, naturalmente sintetizzata, veniva diffusa tra le pareti. Mi ricordava i momenti piu' belli passati con i videogame della GIUCASFILM. L'odore che reputai essere INTEL n.5 giunse alle mie narici stimolando ancor di piu', nel caso ce ne fosse bisogno, la mia fantasia e le mie secrezioni ormonali. Mi rividi bambino in braccio a PAC WOMAN durante un download di latte. Mi rilassai, nonostante tutto. La Bionda scanso', con un movimento teatrale e sensuale, un drappeggio che nascondeva allo sguardo cio' che si trovava al di la' di un arco scavato nell'intonaco. Eravamo al dunque. Era la stanza del computer. Vidi, con un groppo alla gola, un letto rotondo, che in passato avevo osservato solo in alcuni ipertesti porno svedesi. Sotto un baldacchino pesante di velluto rosso, il letto sembrava invitare chiunque passasse nei dintorni. La temperatura sembro' innalzarsi verso limiti insopportabili. La Bionda si adagio' con mosse feline sul letto, come solo in film degli anni '30 si poteva vedere l'uguale. Una coscia si estrapolo' dall'onnipresente spacco della vestaglia mentre si passava una mano tra i capelli. Penso che chiunque nella mia situazione, e con il firmware giusto, si sarebbe potuto sentire in paradiso. Ma... La Bionda, facendo scorrere ancor piu' su la vestaglia, indico' un angolo della stanza che finora era rimasto inesplorato dal mio sguardo. - Ecco il cattivone che non vuol piu' funzionare, ma prima si segga qui vicino a me... - disse con voce triste, rauca ed invitante. E mi apparve un C64 poggiato su un tavolino di marmo rosa, con accanto i suoi bravi televisore, registratore a cassette e un joystick. - Mi dispiace - dissi con amarezza nel tono, - ma io riparo solo IBM e compatibili. Buonasera... - E mi diressi, deluso, verso l'uscita. Forse un bicchiere, o un portacenere, a sentire il rumore, si infranse sulla porta dopo che me la richiusi alle spalle. Era cominciato a piovere, mi tirai su il bavero del giaccone ed inforcai la mia fedele moto giapponese. Sperai che la pioggia non potesse bagnarmi la tastiera estesa che tenevo riposta in tasca. Peccato, pensai, che si trattasse di un C64... avevo portato un floppy con un programmino a luci rosse per scaldare l'atmosfera e testare la scheda video. Roba da alta risoluzione. Veramente peccato! Tolsi i wait state e resettai, la moto rispose con un ruggito che fece zittire gli antifurti.