Cyberspazio, reti informatiche, realta` virtuale... Quasi ogni giorno i media ci ricordano che stiamo assistendo a una lenta ma inesorabile trasformazione del mondo. Noi che viviamo in prima persona questi cambiamenti, conoscendo le enormi difficolta` ancora da superare, ma intuendo anche le straordinarie possibilita` a portata di mano, a volte sorridiamo di fronte a certe ingenuita` o esagerazioni, altre volte ci irritiamo per macroscopici errori d'informazione o di fronte a fobie e isterismi. In ogni caso sappiamo bene che e` ancora molto lontano il giorno in cui perdera` di significato la vecchia esortazione "rimani coi piedi per terra". Per ora ci accontentiamo appunto di assaggiare qualche briciola di cyberspazio o ci tuffiamo nella letteratura di fantascienza.
Ma attribuire a Gibson tutto il merito di aver portato la realta` virtuale nella fantascienza e` un grosso sbaglio. Certo, l'universo virtuale futuro descritto in Neuromante e` grandioso e affascinante, geniale e terrificante al tempo stesso. Il genere cyberpunk e` un fenomeno nuovo e molto interessante nel panorama della fantascienza, una fonte ricchissima alla quale sempre piu` scrittori si ispirano oggi. Non possiamo pero` dimenticarci di Raymond Z. Gallun e del suo stupendo Le ombre dell'Eden [The Eden Cycle, 1974].
(Chi se l'era dimenticato, per penitenza riscriva la funzione "printf" in assembler. Chi non lo conosce affatto, corra in libreria ad acquistare il libro.)
Le ombre dell'Eden e` un'opera che precorre largamente i suoi tempi: scritta quando i computer erano chiamati con ironia "cervelloni elettronici" e i PC dovevano ancora essere inventati, e` forse il primo esempio di romanzo sulla realta` virtuale. L'idea alla base e` che l'umanita` abbia ricevuto un lungo messaggio radio da una civilta` aliena, contenente le istruzioni per costruire un congegno capace di immergere un individuo in un mondo simulato. Scrive Gallun:
[...] Cosa sarebbe accaduto se tutti i messaggi pervenuti tramite i nervi fossero stati falsificati perfettamente, in modo da dare al cervello impressioni vivide e normali, visive e non? E se i risultanti impulsi motori avessero trovato una risposta perfetta, in forma contraffatta, ad opera di un congegno coordinatore capace di falsificare le percezioni susseguenti, dando al cervello l'effetto di azioni compiute?
E` la definizione perfetta di Realta` Virtuale, 10 ANNI PRIMA dell'invenzione del termine stesso, di Neuromante e di tutto il genere cyberpunk.
Oltre ad essere un libro di grande interesse tematico, Le ombre dell'Eden e` anche un'opera bellissima, profonda e appassionante. Attraverso le vicende dei due protagonisti, Joey e Jennie, l'autore ci guida in un universo simulato dove si e` stabilita definitivamente l'intera popolazione della Terra. Il mondo esterno, reale, non esiste piu`: completamente abbandonato dall'umanita`, che vive ora all'interno del SES, un colossale sistema intercollegato di realta` virtuali. Un Eden tecnologico dove tutto e` possibile, basta solo desiderarlo. Un paradiso in cui la morte non esiste piu`, ma dove gli uomini hanno inevitabilmente perso il senso dell'essere. Dove tutti sono, alla fine, soltanto ombre.
E per sfuggire a questa terribile condanna all'immortalita`, Joey e Jennie tenteranno alla fine una fuga verso il mondo esterno, attratti irresistibilmente dalla possibilita` di vivere una vita vera, materiale, reale. Assieme all'ipotesi straordinariamente innovativa della realta` simulata, Gallun affronta quindi anche un tema classico della science fiction anni 70: la fuga dalla citta`-stato, dal mondo chiuso e perfetto. (Ricordiamo La fuga di Logan, L'uomo che fuggi` dal futuro, e altri.)
Invenzione e tradizione, dunque, in un autore stilisticamente raffinato e capace di un'analisi psicologica tanto profonda da farci sentire i due protagonisti cosi` meravigliosamente vivi e reali, indimenticabili esploratori di un universo onirico non troppo impossibile.
Lascio allo stesso Gallun, e alle suggestive frasi iniziali del suo romanzo, il compito di chiudere questa parentesi letteraria:
Qui, in questo luogo REALE, servendomi del metodo arcaico della matita
e della carta, incomincio questo resoconto dei nostri attuali ricordi.
Certo, adesso posso immaginare come stavano le cose, prima: io e lei ci
eravamo stancati di un milione di miracoli stantii; ed alla fine ci eravamo
sentiti anche noi stantii, inutili, e in un certo senso non liberi. Cosi`,
in una certa fase della crisi che era sopravvenuta in noi, dobbiamo aver
scelto un inizio nuovo, e la necessaria cancellazione preliminare dei
nostri passati dalle nostre menti. Sono antidoti comuni, e di solito si
realizzano con un desiderio intenso, come una volta avveniva nelle
favole...
Matteo Rossi